Incongruenze
Tanto quel vestito l’aveva già visto più volte. Anzi, lei si vergognava di sembrare una che si mette sempre le stesse cose. Così per tutto il giorno non si era fatta vedere. Perché lui aveva detto che occhio non vede…
Ma per lei era il contrario. Il non vederlo la faceva star male. Non meglio. Mai.
Ogni giorno,Elena si diceva che tutto quel dolore non serviva a niente. Che la loro storia non avrebbe portato a nulla. Che non c’era futuro, perciò era inutile violentare il presente.
Allora pensava di riuscire ad ignorarlo, pur vedendolo cinque giorni su sette. Voleva tentare di far scemare tutto così, senza dire o fare nulla, come tante altre volte le era accaduto in passato. Sapete, quei finti amori adolescenziali che quando ci ripensi da grande non ti ricordi perché, quando né come siano finiti. Ecco, questo stava cercando di mettere in atto.
Le dava forza il fatto che lui non l’avrebbe più cercata, se non l’avesse fatto lei. Era abbastanza maturo da capire che non ne valesse la pena. Lui l’accusava spesso di egoismo, lei di mancanza di vero desiderio nei suoi confronti. Aveva cercato sempre uno scampolo di tempo, spazio e vita solo per loro due, ma a lui niente andava bene, ed Elena non sempre capiva il perché. Credeva che lui pensasse che se non potevano aversi completamente…era meglio non aversi per niente. E a lei non piaceva baciarlo distrattamente nei luoghi meno sicuri. A lui invece piaceva eccome.
Per questo, e per altri mille fottuti motivi, bisognava mettere un punto. Senza andare accapo.
Tenersi per loro questa passione inesprimibile, quest’attrazione forte, quest’incontenibile voglia di spogliarsi, fuori e dentro.
Rimase per sempre, in lei, quella serie di puntini di sospensione, che accompagnarono la sua vita, unendo indissolubilmente realtà e fantasia.